La chetogenica è una delle dietoterapie più utilizzate per perdere peso, ma lo stato di chetosi si può raggiungere attraverso molte vie.
Di Marco Marchetti
Gennaio è il mese della dieta. In questo periodo dell’anno è normale, per molte persone, iniziare un percorso dietoterapico per “smaltire” quell’eccesso di peso accumulato durante le feste appena trascorse.
La terapia chetogenica è una delle diete attualmente più utilizzate per perdere peso ed acquistare un migliore stato di forma.
Per dieta chetogenica si intende un regime basato su uno scarsissimo apporto di carboidrati, con un apporto variabile di proteine e lipidi e, di conseguenza, calorie.
In caso di dietoterapia dimagrante, l’apporto calorico deve necessariamente essere mantenuto basso, tanto che alcune terapie chetogeniche si caratterizzano per apporti calorici addirittura vicini alle 600\700 kCal die. Questo particolare tipo di chetogenica si identifica con il nome di VLCKD.
I profili di efficacia e sicurezza delle diete chetogeniche sono ampiamente dimostrati, ciononostante si sconsiglia il fai da te ed è sempre preferibile farsi seguire da un professionista esperto di chetosi.
Uno studio dell’università di Roma Tor Vergata: Effects of very-low-calorie diet on body composition, metabolic state, and genes expression: a randomized double-blind placebo-controlled trial G.Merra, S.Gratteri, A De Lorenzo, S.Barrucco, M.A.Perrone, E. Avolio, S. Bernardini, M,Marchetti, L,Di Renzo ha valutato l’impatto sullo stato nutrizionale, sull’espressione genica e sullo stato metabolico di pazienti a cui sono state somministrate diverse terapie chetogeniche.
Come detto, lo stato di chetosi si instaura quando l’apporto di carboidrati scende al di sotto di un valore soglia, variabile da soggetto a soggetto, ma che approssimativamente si può stimare tra i 30 ed i 50 g di glucosio.
L’apporto degli altri macronutrienti è determinato in funzione dello stato nutrizionale del soggetto e, a causa delle forti restrizioni sulla qualità degli alimenti, la scelta dei cibi diventa una tappa fondamentale.
Principalmente possiamo distinguere tre vie, ossia tre diverse metodiche per alimentarsi in chetosi.
La prima, quella a nostro avviso da preferire, prevede l’utilizzo di cibi freschi. L’apporto proteico dovrebbe provenire principalmente da pesce, dovrebbe esserci uno scarso apporto di carne rossa, e la scelta dei lipidi dovrebbe privilegiare acidi grassi mono e poli insaturi e quindi alimenti come olio EVO e frutta secca.
Logicamente questo tipo di approccio, pur garantendo elevata qualità nutrizionale, si caratterizza dall’essere elaborato e di difficile gestione. Non tutti infatti possono avere la possibilità di una spesa quotidiana, ne di poter disporre del tempo necessario alla preparazione dei piatti a base di pesce.
Un diverso approccio potrebbe prevedere la sostituzione pressoché integrale dei cibi freschi con pasti sostitutivi.
Questa via, per quanto più gestibile rispetto alla prima, non è comunque scevra da controindicazioni.
La qualità dei pasti sostitutivi deve essere attentamente valutata, spesso in questi preparati sono presenti fonti di soia o latte che vengono utilizzate per correggere l’apporto proteico. Logicamente, essendo pasti prodotti industrialmente, possono contenere anche conservanti e coloranti. Tutto sommato, sebbene abbiano il vantaggio di una maggiore praticità, risultano essere meno validi da un punto di vista nutrizionale, rispetto agli equivalenti piatti freschi. Appare doveroso sottolineare come non sia possibile generalizzare e come esistano differenze anche importanti tra marca e marca. Fortunatamente infatti, sono presenti sul mercato aziende che commercializzano prodotti di elevata qualità.
Una via che potrebbe mettere tutti d’accordo, coniugando qualità nutrizionale e gestibilità della dieta, potrebbe essere quella che prevede un menù principalmente a base di piatti freschi, ed una integrazione proteica, da assumere sotto forma di bibite o barrette, per sostituire un singolo pasto al giorno. Attraverso una integrazione proteica si può inoltre garantire un migliore apporto di aminoacidi, specialmente essenziali.
Come più volte ribadito, si sconsiglia il fai da te, anche perché un professionista esperto saprà scegliere ed adattare al paziente il protocollo migliore, scegliendo, e magari mischiando, piatti freschi, sostituti del pasto ed integrazione proteica a tutto vantaggio della compliance e della salute del paziente.