Con il termine adiposità localizzata vengono identificati molti inestetismi costituiti principalmente da accumuli di grasso. La dieta chetogenetica sembra essere la terapia più efficace per sconfiggerli.
Di Marco Marchetti
Ricercatore dipartimento biomedicina e prevenzione
Università di Roma Tor Vergata
Le adiposità localizzate sono accumoli di grasso depositati in determinati distretti dell’organismo. Il grasso localizzato è responsabile di inestetismi che prendono differenti nomi in funzione della zona del corpo in cui sono confinati. Tra i due sessi, più colpite sono le donne ed i distretti maggiormente interessati sono la pancia, i glutei, le braccia e le cosce. Sebbene siano molti i fattori che influenzano la formazione delle adiposità localizzate, tra cui l’età e la predisposizione genetica, è possibile affermare che un’alimentazione scorretta, particolarmente abbondante in grassi saturi e zuccheri semplici, giochi comunque un ruolo determinante.
Per contrastare l’insorgere delle adiposità localizzate sarebbe opportuno osservare sempre i dettami di una sana e corretta alimentazione e mantenere un adeguato livello di attività fisica, ma per ridurre inestetismi già presenti è possibile ricorrere ad una dieta chetogenica.
La dieta chetogenica è un protocollo alimentare in cui l’alimentazione del paziente viene privata quasi totalmente di zuccheri in modo tale da indurre uno stato assolutamente fisiologico definito chetosi.
In condizioni di normalità l’alimentazione dovrebbe essere costituita da tutti i macronutrienti ossia carboidrati, proteine e lipidi. Quando l’alimentazione viene privata di zuccheri, l’organismo, avendone bisogno, è in grado di porre rimedio a questa mancanza utilizzando prima il glucosio circolante, successivamente il glicogeno epatico e poi, una volta esaurite tutte le scorte glucidiche disponibili nell’organismo, formando nuovo glucosio a partire da fonti non glucidiche. Questo meccanismo prende il nome di gluconeogenesi ed avviene principalmente nel fegato. Se la dieta seguita è ipocalorica, l’energia necessaria a produrre il “nuovo” glucosio viene fornita dimagrendo, ossia attraverso la scissione degli acidi grassi stipati nei tessuti di riserva, con conseguente formazione di corpi chetonici. In estrema sintesi possiamo affermare che durante la chetosi si dimagrisce, consumando il grasso di riserva, per produrre ex novo il glucosio di cui l’organismo ha bisogno ma che non trova negli alimenti assunti.
L’utilizzo dei tessuti di riserva determina un considerevole dimagrimento ponderale e visivo specialmente nelle zone più colpite dalle adiposità localizzate.
Un protocollo proteico chetogenetico, quando correttamente prescritto, prevede, accanto all’assenza di zuccheri, un adeguato apporto di proteine per salvaguardare la massa muscolare.
E’ doveroso ricordare infatti che l’organismo, durante una dieta dimagrante, consuma aminoacidi e quindi massa magra. Per questo motivo una semplice dieta ipocalorica molto spesso comporta deperimento, ossia perdita di massa magra.
Viceversa privando l’organismo di zuccheri, ma garantendo il corretto apporto proteico si ottiene un vero dimagrimento, ossia un calo di peso attraverso la perdita esclusiva di massa grassa.
Il risparmio della massa magra e la esclusiva perdita della massa grassa sono ben documentati nello studio: Very-low-calorie ketogenic diet with aminoacid supplement versus very low restricted-calorie diet for preserving muscle mass during weight loss: a pilot double-blind study di: G. Merra, R. Miranda, S. Barrucco, P. Gualtieri, M. Mazza, E. Moriconi, M. Marchetti, T.F.M. Chang, A. De Lorenzo, L. Di Renzo
In questo studio sono messi a confronto due regimi alimentari: uno ipocalorico, normoproteico e chetogenetico con l’utilizzo di un integratore, l’altro semplicemente ipocalorico e con un maggior apporto di carboidrati.
I risultati di questo studio indicano con chiarezza come i pazienti di entrambi i gruppi abbiano perso peso.
Soltanto i pazienti a cui è stata somministrata una alimentazione chetogenetica sono realmente dimagriti. I pazienti di questo gruppo hanno perso peso perdendo soltanto massa grassa, salvaguardando la propria massa magra. Elemento determinante è apparso l’utilizzo dell’integratore proteico in virtù del corretto apporto di aminoacidi essenziali. Viceversa nei pazienti in cui è stata somministrata una dietoterapia di tipo ipocalorico si è verificata una perdita di peso costituita da perdita di massa magra accanto alla perdita di massa grassa. Questi pazienti sono dimagriti ma anche deperiti. La perdita di massa magra ha comportato, inoltre, un abbassamento del valore del metabolismo basale che è appunto funzione della massa magra. Abbassare il metabolismo basale di un soggetto lo espone al pericoloso effetto yo-yo. Infatti, al termine della terapia i pazienti avranno si un peso inferiore rispetto a quello di partenza, ma anche un valore di dispendio energetico minore. Facile intuire come a parità di introito calorico, un valore minore di dispendio comporterà un nuovo aumento di peso. Il nuovo aumento di peso oltretetutto, sarà costituito da massa grassa. Viceversa la perdita di peso nel gruppo di pazienti a cui è stata somministrata una dietoterapia chetogenetica ha comportato, accanto al risparmio della massa magra e quindi del valore di metabolismo, una perdita di massa grassa principalmente nelle zone ormonodipendenti come glutei, pancia e fianchi, ossia quelle più colpite dalle adiposità localizzate. Concludendo possiamo affermare che, in presenza di adiposità localizzate, possiamo ricorrere ad una terapia chetogenica per cercare di contrastarle in modo efficace, lasciandoci però guidare da un professionista esperto in chetosi per massimizzare i risultati e rendere più sicuro ed affidabile il protocollo.