Purtroppo, per seguire una dieta chetogenica, sempre più speso si ricorre al fai da te o all’utilizzo di app. Questa pratica può risultare nociva.
Di Marco Marchetti
Raggiungere lo stato di chetosi attraverso l’alimentazione è, tutto sommato, relativamente semplice, basta non assumere carboidrati. Seguire una dieta chetogenica salutare, a maggior ragione quando è declinata nella sua versione più rigorosa perché deve far dimagrire, è tutta un’altra storia. Malgrado questa considerazione sia tanto scontata, ad oggi, moltissimi pazienti seguono protocolli chetogenici in completa autonomia o servendosi di app dalla dubbia efficacia.
La “dieta chetogenica”
Pur se applicata ed utilizzata da moltissimi pazienti in tutto il mondo, la dietoterapia chetogenica (preferiamo evitare l’utilizzo della parola dieta per un protocollo alimentare cosi particolare) risulta, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora poco conosciuta. Intuita fin dall’antichità, ma codificata i primi decenni del secolo scorso inizialmente soltanto per la cura dell’epilessia farmaco resistente, la dietoterapia chetogenica si arricchisce sempre più di nuovi ed importanti ambiti di applicazione. Semplicemente digitando “Ketogenic diet” su PubMed ci si accorge come le pubblicazioni a riguardo si siano più che decuplicate in un ventennio, passando dalle 33 dell’anno 2000 alle 434 del 2019, anno prima della pandemia. Mai come in questo caso possiamo dire che la scienza e la ricerca corrano e che spesso le scoperte sopravanzino protocolli consolidati fino ad arrivare, a volte, a stravolgerli. Pilastri culturali del passato, oggi, alla luce delle conoscenze moderne, sono definibili errori.
Il peso ideale
Molte applicazioni, per determinare l’apporto proteico in una dieta chetogenica dimagrante, utilizzano il peso ideale del soggetto. Ma perdere peso è diverso da dimagrire. Dimagrire significa perdere massa grassa ed è solo una delle forme con cui si perde peso. È fondamentale perdere peso diminuendo esclusivamente la massa grassa e risparmiando, al contempo, la massa muscolare. Recenti studi, riprendendo concetti introdotti da De Lorenzo et al. nello studio “New obesity classification criteria as a tool for bariatric surgery indication”, hanno spostato l’attenzione dal concetto di peso a quello, decisamente più corretto, di massa grassa. Questi studi, attraverso l’utilizzo di idonea strumentazione, insegnano a discriminare in modo corretto la composizione corporea del paziente, suddividendo, e quantificando, la diverse masse che compongono il peso totale. Discriminare il modo coretto le masse aiuta a capire quanti nutrienti sono necessari per raggiungere, e mantenere, un peso più adeguato. Se per determinare l’apporto proteico si baypassa la composizione corporea del paziente e si utilizza come parametro il peso ideale, si commette un errore. Due soggetti con composizione corporea differente, come un culturista ed un obeso ad esempio, possono avere lo stesso peso e la stessa altezza (e quindi lo stesso peso ideale) ma necessitano, palesemente, di un diverso apporto di nutrienti. È noto che l’apporto proteico serva a garantire il mantenimento della massa muscolare. Se per determinarlo, vengono utilizzati concetti errati come quello di peso ideale, si corre il rischio di fornire uno scarso apporto proteico causando malnutrizione e conseguente deperimento. Dalla massa muscolare, inoltre, dipende buona parte del dispendio energetico di un soggetto e quindi deperire si traduce, anche, in una perdita di dispendio metabolico. Un soggetto che perde muscolo, consuma meno calorie ed è più soggetto ad entrare nel meccanismo chiamato effetto yo-yo.
La percentuale di nutrienti
Altrettanto errate, o quantomeno approssimative, possiamo definire le percentuali fisse di macronutrienti su cui impostare una dietoterapia chetogenica. Per scrivere un corretto protocollo di chetosi non si dovrebbe partire dalle ripartizioni percentuali di nutrienti. Una corretta alimentazione chetogenica vedrà parametrato sulla composizione corporea (e non sul peso ideale) l’apporto proteico, e, scelto un adeguato apporto lipidico in termini di quantità e qualità in funzione dell’apporto calorico. Solo in questo modo si potrà scrivere una dietoterapia dimagrante efficace attraverso un deficit calorico, ma contestualmente dalle elevate proprietà antinfiammatorie e nutrizionali. Scegliere le corrette fonti lipidiche è fondamentale. I grassi, pur fornendo tutti circa 9KCal al grammo, non sono tutti uguali tra loro e si differenziano molto per il loro potere antinfiammatorio e salutistico. Altro fondamentale elemento da tenere in considerazione è la gestione della corretta integrazione. Come noto infatti una dietoterapia chetogenica può determinare carenze nutrizionali in termini di sali minerali e vitamine. La gestione di questi apporti è troppo complessa per essere demandata al fai da te oppure gestita attraverso l’utilizzo di una App.
Lo stato di chetosi e la terapia farmacologica
Il timeng di assunzione dei pasti in chetosi dovrà essere valutato alla luce dell’eventuale assunzione di farmaci. Come noto, un pasto chetogenico può essere ricco di grassi ed un bolo alimentare fortemente lipidico ha un tempo di transito aumentato rispetto ad un pasto con una quantità di grassi inferiore. Se il medicinale assunto dopo mangiato transita più lentamente, potrebbe andare incontro ad una maggior degradazione rispetto a quanto stimato in fase di sperimentazione. In questo modo si corre il rischio di far arrivare una dose minore di farmaco in biofase, cioè nel luogo dove deve esercitare l’azione farmacologica, limitando l’efffetto del farmaco e l’efficacia delle terapia.
Per tutte le motivazioni esposte la dietoterapia chetogenica dovrebbe essere gestita da professionisti esperti ma sopratutto aggiornati. Perchè se è vero che, da un lato, aumentano i potenziali ambiti di applicazione di questa dietoterapia, dall’altro c’è sempre maggior necessità di un giudizio critico e qualificato sulle sue reali possibili applicazioni.
Per questo motivo è imprescindibile la presenza, e fondamentale formazione, del professionista. La dietoterapia chetogenica può divenire realmente una formidabile arma nel contrastare lo stato di obesità e diverse condizioni patologiche, ma solo a patto che venga utilizzata bene. La corretta scrittura di una dietoterapia chetogenica è complessa e può essere fatta correttamente solo da professionisti qualificati ed esperti, dotati di idonea strumentazione, e, sopratutto, aggiornati. Non certo da una App.