L’aumento di peso dopo una dieta chetogenica può dipendere dalla errata quantificazione dell’apporto proteico in chetosi
Di Marco Marchetti
Lo stato di chetosi alimentare si ottiene in modo relativamente semplice attraverso una dieta caratterizzata da un apporto estremante ridotto di carboidrati che, in letteratura, è suggerito inferiore a 50g die.
In questa dietoterapia quindi, l’apporto calorico è esclusivamente demandato ai restanti due macronutrienti ossia proteine e grassi e proprio a causa dell’assenza di carboidrati, l’apporto proteico riveste un duplice ruolo: plastico ed energetico.
Il ruolo energetico è dovuto alla azione che svolgono diversi aminoacidi all’interno del ciclo di Krebs.
Il ruolo “plastico” consiste nel mantenere, o quando possibile aumentare, la massa muscolare del soggetto a dieta.
In caso di soggetto sottoposto a dieta dimagrante questo passaggio è fondamentale.
Come noto infatti, non è lo stato di chetosi che garantisce dimagrimento ma bensì il deifict calorico.
Dimagrire significa perdere massa grassa, ( non semplicemente peso ) e si perde massa grassa attraverso un delta calorico posto tra quante sono le calorie assunte e quelle spese.
Le calorie assunte in una alimentazione controllata sono facilmente desumibili analizzando gli introiti.
La spesa calorica totale invece è a dovuta ad una pluralità di fattori.
I principali, semplificando al massimo, sono il dispendio basale, la termogenesi dieto-indotta, ed il dispendio volontario.
Il dispendio volontario è proporzionale allo stile di vita di un soggetto. Più il soggetto è attivo più elevato sarà il suo fabbisogno calorico.
La termogenesi dieto indotta è funzione del nutriente introdotto ed è dovuta alla spesa energetica che l’organismo deve sostenere per metabolizzare il substrato energetico stesso.
Il valore di metabolismo basale, invece, è dipendente dalla composizione corporea, in particolare dalla massa muscolare.
Poiché il tessuto muscolare è particolarmente ricco di mitocondri, va da se che due soggetti, con identico peso ma diversa composizione corporea, avranno diversi valori di metabolismo basale. Un soggetto più muscolare vanterà un maggior valore di dispendio energetico a riposo, mentre un soggetto obeso ( nella misura in cui obesità è eccesso di massa grassa ) segnerà un dispendio energetico a riposo di gran lunga inferiore.
La massa muscolare, però, funge anche da riserva proteica.
La richiesta proteica quotidiana è funzione di diversi fattori e può essere facilmente desunta dalla analisi dell’escrezione di azoto.
Poiché quotidianamente si ha necessità di un determinato quantitativo proteico, se questa richiesta non viene soddisfatta da un equivalete introito nella dieta, la massa muscolare “si sacrifica” consumandosi e garantendo il corretto intake finale.
Come noto però, perdere massa muscolare significa perdere un tessuto particolarmente ricco di mitocondri, ossia particolarmente dissipatore di energia.
Se la dieta è scritta male, e non garantisce il corretto apporto proteico, causerà deperimento, ossia perdita di massa muscolare e di conseguenza un abbattimento di valore di dispendio energetico basale.
In altri termini, a seguito di deperimento si “spende” meno ed è quindi molto più facile riprendere i kg persi in dieta non appena si interrompe il regime alimentare ipocalorico.
Viceversa, se la dieta garantisce il corretto intake proteico, anche la composizione corporea ne gioverà mantenendo inalterata la componente muscolare con il conseguente dispendio energetico ed il risultato raggiunto sarà mantenuto con più facilità anche nel lungo periodo.
Durante un percorso di chetosi il deperimento è, purtroppo, molto frequente per il duplice ruolo rivestito dalle proteine e per l’errata determinazione del fabbisogno.
La quantificazione dell’apporto proteico dovrebbe avvenire dopo una attenta analisi della composizione corporea abbandonando, tra l’altro, concetti obsoleti e sbagliati come quello di peso ideale.
In effetti, gli autori dello studio Effects of a Personalized VLCKD on Body Composition and Resting Energy Expenditure in the Reversal of Diabetes to Prevent Complications di Romano et all. hanno dimostrato come il quantitativo di 2g di proteine ogni kg di massa magra sia quello necessario e sufficiente per far perdere peso senza intaccare la massa muscolare.
Logicamente gli autori si sono avvalsi di adeguata strumentazione che attualmente è disponibile esclusivamente in centri di eccellenza ma l’importanza della ricerca risiede nell’aver dimostrato che è possibile determinate, anche in chetosi, un adeguato intake proteico capace di risparmiare massa muscolare all’interno di un protocollo dimagrante garantendo cosi il mantenimento del risultato raggiunto.
Sarebbe auspicabile che prima di intraprendere un percorso chetogenico teso al dimagrimento, sia dedicata la giusta attenzione alla valutazione del corretto apporto proteico attraverso una approfondita indagine strumentale che non si affidi esclusivamente all’esame impedenziometrico ( o peggio ancora alla sola bilancia ) ma determini in modo certo la reale composizione corporea.
Perchè perdere peso è relatvamente semplice, dimagrire e mantenere il risultato raggiunto risulta molto più complesso.