L’impatto della chetosi sulla composizione del microbiota intestinale umano può essere vario e difficilmente determinabile. Fondamentale è la composizione qualitativa della dieta stessa perchè non tutte le chetosi sono uguali.
Di Marco Marchetti
Negli ultimi anni sta emergendo in modo sempre più evidente l’impatto che la composizione del microbiota umano può avere sullo stato di salute, sull’insorgenza di patologie e sulla composizione corporea di un individuo.
In letteratura si possono rintracciare moltissimi studi che analizzano le eventuali modifiche nella composizione del microbiota a seguito di cambiamenti di dieta, abitudini alimentari, assunzione di particolari nutrienti. Altrettanti studi sono stati eseguiti mettendo in relazione la composizione del microbiota umano in seguito a cambiamenti lavorativi, condizioni di stress elevato, aumento o diminuzione dell’attività fisica.
Sebbene l’intera comunità scientifica mostri un interesse verso il microbiota oggettivamente elevato non possono essere, comunque, taciute alcune criticità. La composizione del microbiota dei soggetti inseriti nei vari studi può essere sensibilmente differente e ancora oggi si è molto distanti dall’effettuarne una sequenziazione completa. Questi due fattori risultano decisivi nella valutazione dei risultati, mitigando le conclusioni di ogni singolo studio.
Anche la dieta gioca un ruolo fondamentale nel determinare la composizione del microbiota ed in particolare modo la dieta chetogenica è stata oggetto di molteplici studi.
Conoscere l’impatto che una delle dietoterapie attualmente più utilizzate può avere sul microbiota sarebbe veramente interessante ma ad oggi non è ancora possibile.
Non possiamo conoscere esattamente in che modo una dieta chetogenica modifichi il microbiota perchè dire “dieta chetogenica” è quantomeno una approssimazione.
Dire “sono in chetosi”, infatti, oltre che avvisare il nostro interlocutore che potrebbe avvertire un odore fruttato nel nostro alito, non aggiunge molto altro.
Nel mondo della chetosi infatti convivono tantissime dietoterapie, purtroppo non tutte salutari, che si differenziano tra loro per l’apporto calorico, l’apporto quali-quantitativo di proteine e l’apporto quali-quantitativo di lipidi, ma non solo. Moltissime sono le differenze che possono esserci anche in termini di micronutrienti e fibre.
Per tutte queste ragioni, affermare come la dieta chetogenica modifichi il microbiota è, ad oggi, un’impresa praticamente impossibile.
A questo proposito gli autori dello studio: Ketogenic Diet and Microbiota: Friends or Enemies si sono soffermati ad analizzare diverse pubblicazioni relative, in particolare, al rapporto tra la dieta chetogenica a bassissimo apporto di calorie (VLCKD) ed il microbiota.
Giova ricordare come la dieta VLCKD sia un particolare protocollo chetogenico contraddistinto da una severa restrizione calorica determinata da un intake lipidico estremamente ristretto, molto utilizzato, ad esempio, nella perdita di peso.
Gli autori, pur evidenziando le criticità sopracitate arrivano a delle conclusioni interessanti ed assolutamente condivisibili.
Innanzitutto si evidenzia un rimodellamento della flora intestinale in seguito all’introduzione di questo particolare regime. Il verso del cambiamento però non è (non potrebbe esserlo) univoco in tutti gli studi analizzati. Alcuni studi evidenziano migliorie mentre altri portano alla luce l’emergere di condizioni pro-infiammatorie.
Questo perchè la composizione della dieta può essere, come ricordato in precedenza, molto varia.
Evidenziate le criticità, gli autori terminano con dei suggerimenti assolutamente condivisibili.
Innanzitutto l’apporto proteico dovrebbe, qualitativamente, essere basato su whey protein o proteine di origine vegetale limitando l’intake di proteine animali.
Sarebbe poi opportuno aumentare l’introito di cibo fermentato come yogurt o Kefir accanto ad una corretta integrazione di pro e prebiotici.
Ma sopratutto bisognerebbe prestare molta attenzione all’aspetto lipidico della dieta privilegiando grassi mono e polinsaturi (in particolare omega3) a scapito di grassi saturi come, duole ricordarlo, l’olio di cocco.
Insomma, anche prendendo in considerazione il rapporto tra dieta chetogenica e microbiota, emergono alcuni concetti a noi cari ossia che è la qualità della dieta a marcare una differenza abissale tra lo stato di salute e la malattia. Per questo è fondamentale affidarsi alle cure di uno specialista qualificato e formato, esperto in dieta chetogenica che, a seguito di una approfondita visita, anche attraverso l’ausilio di idonea strumentazione, sappia scrivere una dieta chetogenica personalizzata in modo tale da garantire apporti nutrizionali quantitativamente corretti e qualitativamente elevati.
Giova sempre ricordare che essere in chetosi è semplice, mentre migliorare la propria salute attraverso un protocollo chetogenico è tutta un’altra storia.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31311141/