Lo stato di chetosi, in funzione della composizione della dieta, può influenzare notevolmente l’attività terapeutica dei farmaci assunti.
Di Marco Marchetti
L’agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha recentemente diramato una nota riguardante un’attività terapeutica di un farmaco molto utilizzato in caso di disfunzioni tiroidee.
Questa nota, destinata a medici e farmacisti, avvisa che, essendo cambiata la composizione della forma farmaceutica, il principio attivo potrebbe subire delle differenze in termini di biodisponibilità rispetto al farmaco attualmente commercializzato, inficiando quindi l’attività.
Senza addentrarci in noiosi tecnicismi, poiché sono cambiati alcuni eccipienti ed eliminato il lattosio presente, all’agenzia del farmaco è sembrato doveroso avvisare gli addetti ai lavori di prestare particolare attenzione, monitorando l’efficacia del “nuovo” farmaco perchè potrebbe cambiare.
Medici e farmacisti sono già al lavoro per garantire la salute dei pazienti e l’efficacia del farmaco anche in seguito a questo cambio di composizione.
Ciò che preme sottolineare è quanto una piccola modifica nell’allestimento di una compressa possa modificare l’attività farmacologica della stessa, tanto da costringere AIFA a diramare una nota che raccomanda addirittura un più attento monitoraggio.
E cosa succede alle terapie eventualmente assunte quando cambiamo completamente la nostra alimentazione e siamo in chetosi?
La risposta non può essere univoca, semplicemente perchè non esiste una sola “chetosi”.
I concetti da approfondire sono principalmente due.
Da un lato, va ricordato come la posologia di un farmaco venga stabilita dopo diversi test di efficacia, effettuati però in condizioni ottimali, cioè senza interferenze, comprese alimentazioni sbilanciate.
Dall’altro, dobbiamo necessariamente ricordare come il cibo possa ritenersi il principale interferente poiché è in grado di influenzare la biodisponibilità di un farmaco alterando le condizioni fisiologiche in cui sono stati effettuati i test di sviluppo del farmaco stesso.
Lo stato di chetosi, o meglio la composizione della dieta chetogenica stessa, può influenzare in modo estremamente importate la biodisponibilità e quindi l’attività dei farmaci assunti.
Come spesso ricordato, dire di essere in chetosi non fornisce sufficienti informazioni, le dietoterapie chetogeniche possono differire tra loro in funzione dell’apporto calorico, dell’apporto proteico e dell’apporto lipidico.
Se la dieta, per quanto chetogenica, è ad esempio composta da un’importante quantità di lipidi, questo avrà inevitabili ripercussioni sul transito intestinale che verrà rallentato notevolmente.
I grassi, quando presenti in buona quantità nel bolo alimentare, rallentano la progressione del bolo alimentare nell’intestino e, se contestualmente vengono assunti farmaci degradati in ambito gastrico, la biodisponibilità del farmaco diminuisce poiché il farmaco è costretto a stazionare un tempo maggiore in un ambiente in cui viene degradato, sottraendolo all’assimilazione.
D’altra parte, protocolli chetogenici caratterizzati da un bassissimi apporti lipidici, possono annoverare stipsi come effetto collaterale. In questi casi si raccomanda l’assunzione di una buona dose di fibra.
Ma anche la fibra può, a sua volta, interferire con l’assimilazione dei farmaci contestualmente assunti limitando quindi l’attività terapeutica.
Da ultimo va ricordato che anche la presenza di una buona dose proteica può influenzare l’attività di alcune molecole.
Alcuni farmaci, l’esempio più noto è quello relativo ad un medicinale molto utilizzato in caso di malattia di Parkinson, possono necessitare di determinati trasportatori per essere assimilati. Questi stessi trasportatori però sono spesso utilizzati anche da alcuni aminoacidi. A seguito di contemporanea ingestione di proteine e farmaco, sia gli aminoacidi che medicinale dovranno essere assimilati ed appare evidente come si comportino da competitor per l’utilizzo dello stesso trasportatore.
Il risultato sarà una diminuita attività farmacologica.
Appare lampante come la dieta chetogenica, in virtù delle sue molteplici possibilità di declinazione in termini di apporti nutrizionali, debba necessariamente essere scritta, gestita e monitorata da un professionista esperto di chetosi che, conoscendo a fondo l’argomento, possa esaltare gli effetti cercati, minimizzando le eventuali controindicazioni dovute, anche, alla concomitante assunzione di farmaci.
https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-eutirox-levotiroxina-