Il protocollo chetogenico è una delle terapie dietetiche migliori ed attualmente più utilizzate per perdere peso.
La dieta chetogenica, pur se ampiamente dibattuta ed utilizzata, rimane tuttora assai poco conosciuta sebbene risulti essere una delle opzioni più efficaci e sicure per dimagrire.
Moltissimi purtroppo sono i falsi miti legati alla chetosi.
Iniziamo con il dire che esistono più chetosi. Ovvero esistono più condizioni fisiologiche in cui l’organismo utilizza grassi e proteine al posto del glucosio, per ottenere l’energia di cui necessita.
Esiste una chetosi alimentare ed una chetosi patologica tipica, ad esempio, della patologia diabetica.
Non bisogna confondere le due forme. La chetosi patologica è dovuta principalmente ad una cattiva, od assente, performance dell’insulina e può sfociare nella chetoacidosi diabetica.
In presenza di una corretta sintesi e performance dell’insulina, inducendo una chetosi alimentare, i valori di chetonemia rimangono distantissimi da quelli patologici rendendo di fatto questa terapia estremamente sicura come ormai noto ed evidente in letteratura.
La chetosi alimentare si istaura quando l’apporto giornaliero di carboidrati scende al di sotto dei 50g die e può essere, a sua vota, distinta in più terapie discriminabili in funzione dell’apporto calorico.
Lo stato di chetosi può essere utile, ad esempio, in caso di epilessia farmacoresistente ed in alcune patologie neurologiche. In queste condizioni, non essendoci la necessità di dimagrire, fermo restando l’assenza di zucchero, l’alimentazione del paziente è particolarmente ricca di grassi ed ha un consistente apporto calorico.
Esiste poi la forma più comune di chetosi, generalmente indicata con la sigla VLCKD, (l’acronimo inglese che significa dieta chetogenica a basso apporto calorico) in cui, oltre agli zuccheri, vengono limitati quantitativamente anche i grassi. Questo tipo di chetosi è generalmente di durata limitata nel tempo e garantisce, se gestita correttamente, un effettivo dimagrimento.
Il razionale di un protocollo VLCKD consiste nel si fornire pochissime calorie e, contestualmente, mantenere costante la massa magra attraverso la somministrazione di un quantitativo ben definito di proteine ed aminoacidi. Il gap calorico, tra le calorie necessarie e le calorie somministrate, viene compensato ”consumando” tessuto grasso di riserva, ossia dimagrendo.
Poiché, a conti fatti, questa particolare alimentazione viene ad essere costituita quasi esclusivamente da proteine, spesso la dieta chetogenica viene indicata come “dieta proteica” o, addirittura “iper proteica”.
In realtà, come spiegato in precedenza, questo è uno de tanti “falsi miti” che aleggiano nel mondo delle diete chetogeniche. La chetosi infatti, si instaura in assenza di zucchero e prescinde dall’apporto proteico. Basti pensare che la forma più elementare di chetosi è il digiuno.
Approfondendo il concetto è possibile affermare che la quantità di proteine da somministrare varia da soggetto a soggetto ed è funzione della massa magra esistente e del livello di attività fisica.
Paradossalmente se, per quantificare l’apporto proteico, si utilizzano parametri datati e tutto sommato errati come il peso ideale, si corre il rischio di scrivere una dieta ipo proteica, sottostimando le necessità.
Tra le fonti proteiche oltretutto andranno ad essere privilegiate quelle più nobili ed il pesce in particolare in funzione di una composizione lipidica qualitativamente migliore.
Sovente, accanto a proteine di origine naturale, è possibile utilizzare degli integratori proteici.
Questi prodotti hanno il vantaggio di fornire proteine di qualità senza apportare grassi.
Non tutti gli integratori sono però uguali e la differenza è proprio nella biodisponibilità, ossia la capacita’ del preparato di essere effettivamente disponibile.
I risultati di un protocollo chetogenico a basso apporto di calorie con utilizzo di integrazione sono ben evidenti nello studio: Very-low-calorie ketogenic diet with aminoacid supplement versus very low restricted-calorie diet for preserving muscle mass during weight loss: a pilot double-blind study di Merra et All. Gli autori evidenziano come l’utilizzo di un corretto apporto proteico in termini qualitativi e quantitativi sia stato in grado di preservare la massa magra dei partecipanti a fronte di una importante perdita di peso.
Concludendo possiamo affermare che un protocollo chetogenico a basso contenuto di calorie risulta essere, ad oggi, una opzione terapeutica sicura, efficace e veloce per dimagrire. Per massimizzare gli effetti però è consigliabile affidarsi ad un professionista esperto di chetosi. Un vero esperto infatti saprà valutare lo stato nutrizionale del paziente anche avvalendosi di idonea strumentazione come una DXA ossia una densitometria a doppia raggio x, cosi come di impedenziometro utilissima per la componente idrica. Saprà scegliere la fonte migliore di proteine dagli alimenti e gli integratori effettivamente efficaci. Saprà accompagnare il paziente durante il percorso monitorando lo stato di chetosi attraverso particolari test minimizzando gli eventuali effetti collaterali. Soprattutto saprà gestire la fase della reintroduzione dei carboidrati scongiurando picchi insulinemici e consentendo al paziente di ottenere il massimo risultato in piena salute.