Un protocollo di chetosi può essere una valida opzione in presenza di patologie autoimmuni come la psoriasi
La dieta chetogenica è indubbiamente una dietoterapia di gran moda e capita di vederla declinare anche in ambiti e con velleità terapeutiche non ancora (purtroppo) certe.
Sebbene non possa rappresentare la panacea di tutti i mali, moltissimi sono i suoi attuali ambiti di applicazione e molti altri se ne aggiungono man mano che la ricerca divulga i risultati degli studi effettuati.
Proprio uno studio di recente pubblicazione propone un protocollo di chetosi a bassissimo apporto calorico (VLCKD) come valido sostegno in caso di patologie autoimmuni.
In effetti, gli autori de: Very low-calorie ketogenic diet (VLCKD) in patients with psoriasis and obesity: an update for dermatologists and nutritionists focalizzano l’attenzione proprio sul ruolo che un protocollo chetogenico a bassissimo apporto di calorie (VLCKD) può svolgere in pazienti obesi alle prese con psoriasi.
Di particolare importanza, a nostro avviso, sono alcuni passaggi che meritano ulteriori considerazioni.
Un protocollo VLCKD è utilizzassimo in caso di obesità ed è evidente come, esistendo una stretta correlazione tra obesità e psoriasi, contrastare l’eccessivo accumulo di grasso possa portare enormi benefici ad entrambe le condizioni patologiche.
Dimagrire, per un paziente obeso in cura, significa anche veder aumentare la biodisponibiltà dei principi attivi con vantaggi notevoli nella terapia. Moltissimi farmaci, attualmente utilizzati in caso di psoriasi, sono infatti di origine lipofila e tendono ad accumularsi nel tessuto adiposo. Perdere grasso si traduce in una quota maggiore di farmaco utilizzabile mantenendo inalterata la posologia.
Per garantire un effettivo dimagrimento e scongiurare deperimento, è però necessario assicurare un bilancio azotato in pareggio attraverso un corretto apporto proteico. A questo scopo risulta fondamentale una attenta valutazione della composizione corporea e dello stato nutrizionale.
Negli obesi la quantità di proteine da assumere non può essere stabilita esclusivamente basandosi sul peso del paziente (tantomeno sul peso ideale) ma è necessaria una valutazione molto più approfondita che non può prescindere da alcune indagini strumentali.
A questo proposito si consiglia un esame di densitometria a doppio raggio x (DXA) per determinare con esattezza la massa grassa del soggetto e un esame impedenziometrico per valutare la componente idrica.
Altro punto da sottolineare, una volta stabilito con esattezza l’intake proteico, riguarda la quota di grassi.
Un protocollo di chetosi VLCKD può, effettivamente, vantare proprietà antinfiammatorie, ma la scelta delle fonti lipidiche amplifica questa capacità.
Limitare l’intake di grassi saturi a vantaggio di grassi mono e poli insaturi si traduce in una esaltazione del potere antinfiammatorio di tutta la dietoterapia.
Come noto infatti, i grassi sono presenti in quantità limitata in questo tipo di dieta in virtù del basissimo apporto calorico che la contraddistingue, ma rivestono comunque un ruolo cruciale poiché svolgono una importante azione modulatrice dell’infiammazione.
Scegliere il corretto intake lipidico, in termini qualitativi, marca spesso la differenza tra un protocollo più o meno salutare. A maggior ragione in caso di patologie con una importante componente infiammatoria.
Terminando è possibile affermare che in caso di diagnosi di psoriasi in paziente obeso, l’azione terapeutica dalla dieta chetogenica può essere una valida arma a patto che venga scritta con perizia da un professionista esperto. La corretta gestione degli apporti nutrizionali infatti appare discriminante in una dietoterapia che risulti salutare ed efficace.