La dieta chetogenica VLCKD è la dieta più utilizzata per perdere peso. L’apporto proteico è determinate per la sua efficacia
Di Marco Marchetti
La “dieta chetogenica” Iniziamo con il dire che la dieta chetogenica non esiste.Questa affermazione, per quanto possa sembrare “forte” risulta, dal nostro punto di vista, estremamente condivisibile per almeno due ragioni
La prima è che la parola “dieta”, deriva dal greco antico e, nella sua accezione etimologicamente più corretta, identifica un corretto stile di vita, inteso nel senso più ampio del termine. Comprende infatti non soltanto l’alimentazione ma anche una adeguata e sostenibile attività fisica, e l’astensione dal fumo ed alcool. Partendo da queste affermazioni, un regime alimentare che, di per se, è carente di un macronutriente, non essenziale ma comunque importante come i carboidrati e, sopratutto, deficitario di molti micronutrienti, non può essere definito dieta. Meglio utilizzare la parola dietoterapia. La seconda motivazione risiede nella constatazione che non esiste UNA SOLA dieta chetogenica ma esistono più dietoterapie che basano il proprio meccanismo di azione sull’istaurarsi dello stato di chetosi a seguito di uno scarso apporto di carboidrati.
La “VLCKD”
La declinazione più comune di dietoterapia chetogenica, generalmente indicata con la sigla VLCKD, (l’acronimo inglese che significa dieta chetogenica a bassissimo apporto calorico) viene innescata per via alimentare ed è la dietoterapia più utilizzata per perdere peso. Questo tipo di chetosi è generalmente di durata limitata nel tempo e garantisce, se gestita correttamente, un effettivo dimagrimento.
Il razionale di un protocollo VLCKD consiste nel fornire pochissime calorie e, contestualmente, mantenere costante la massa magra attraverso la somministrazione di un quantitativo ben definito di proteine ed aminoacidi. Il gap calorico, tra le calorie necessarie e le calorie somministrate, viene compensato “consumando” tessuto grasso di riserva, ossia dimagrendo.
Questa particolare alimentazione si caratterizza per il contemporaneo bassissimo apporto di calorie, carboidrati e grassi, ed è costituita quasi esclusivamente da proteine, tanto che, spesso, viene indicata come “dieta proteica” o, addirittura, “iper proteica”. In realtà, questo è uno dei “falsi miti” che aleggiano nel mondo delle diete chetogeniche. La chetosi infatti, si instaura in assenza di carboidrati e prescinde, in larghissima parte, dall’apporto proteico. Basti pensare che la forma più elementare di chetosi è il digiuno. Oltretutto, se per quantificare l’apporto proteico si utilizzano parametri datati, e tutto sommato errati, come il peso “ideale”, si corre il rischio di sottostimare le reali necessità e scrivere una dieta ipo-proteica, determinando un calo peso a seguito di deperimento anziché dimagrimento. Perdere peso, infatti, non sempre è sinonimo di dimagrimento, anzi. Durante un protocollo VLCKD, se non viene determinato correttamente l’intake proteico, la perdita di peso sarà principalmente a carico della massa muscolare e non di quella grassa. Perdere massa muscolare, particolarmente ricca di mitocondri, e sede quindi di una buona percentuale di valore di dispendio energetico significa, tra l’altro, abbattere il valore di metabolismo basale, innescando, per evidenti motivazioni, il temuto effetto YO-YO: se “spendo” meno, sarà più facile riacquistare peso…
Le evidenze
In letteratura sono presenti diversi studi in cui una dietoterapia chetogenica a bassissimo apporto di calorie è stata utilizzata per perdere peso.
I risultati in termini di dimagrimento di un protocollo chetogenico a basso apporto di calorie sono ben evidenti nello studio: Effects of a Personalized VLCKD on Body Composition and Resting Energy Expenditure in the Reversal of Diabetes to Prevent Complications di Romano et All. In questo studio pubblicato, gli autori evidenziano come l’utilizzo di un corretto apporto proteico in termini qualitativi e quantitativi sia stato in grado di preservare la massa magra dei partecipanti a fronte di una importante perdita di peso. Attraverso la somministrazione di un corretto, ed equilibrato, apporto proteico hanno, in definitiva, realizzato un vero dimagrimento nei pazienti trattati sostenendo, al contempo, la massa magra. Nello studio in questione si evidenzia una partita di peso pari a circa 16Kg in media, a fronte di un sostanziale mantenimento della componente muscolare. Perdere grasso anziché peso è il nodo cruciale per dimagrire e mantenere il peso raggiunto. In questo modo si cerca, infatti, di mantenere costante il numero di mitocondri che, in funzione della loro attività, contribuiscono in maniera determinante al dispendio energetico.
Conclusioni
Concludendo, possiamo affermare che un protocollo VLCKD risulta essere, ad oggi, una opzione terapeutica sicura, efficace e veloce per dimagrire soltanto a determinate condizioni. La prima è quella di dimagrire anziché deperire. Per ottimizzare gli effetti, e garantire risultati duraturi, è consigliabile affidarsi ad un professionista esperto di chetosi. Un vero esperto infatti saprà valutare lo stato nutrizionale del paziente, anche avvalendosi di idonea strumentazione, attraverso una visita svolta in presenza. Saprà determinare gli apporti nutrizionali, e proteici in particolare, necessari a garantire l’efficacia della dieta tanto sul breve che nel lungo periodo, garantendo in questo modo, un effettivo dimagrimento ed il mantenimento del risultato raggiunto.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31277506/: La “dieta” chetogenica per perdere peso dopo le feste